

“L’Intelligenza Artificiale non è solo una tecnologia, è una nuova risorsa al lavoro.”
Con questa frase, il Professor Pierluigi Fasano, Direttore dei Centri di Competenza di H-FARM Business School, sintetizza una visione che cambia radicalmente il modo in cui guardiamo al futuro delle organizzazioni.
Il 73% dei CEO, secondo il Global CEO Survey di PwC, considera l’upskilling in AI la priorità numero uno per il 2024. Ma, come sottolinea il Prof. Fasano, non basta una conoscenza superficiale della tecnologia: serve ripensare l’intera architettura organizzativa del lavoro, dove la gestione delle persone e quella degli algoritmi non possono più essere separate.
Quando Moderna ha unito i dipartimenti HR e IT sotto un unico Chief People and Digital Technology Officer, non ha fatto un semplice esercizio di stile organizzativo: ha riconosciuto che la workforce del prossimo futuro sarà ibrida, AI e Umani.
Proprio qui nasce la più profonda trasformazione aziendale, dove HR passa da “Human Resources” a Hybrid Resources.
Nei Centri Di Competenza di H-FARM Business School — Strategy & Leadership, Digital Operational Excellence, Global Commerce & Omnichannel ed Entrepreneurship & Corporate Innovation — studiamo come integrare l’intelligenza artificiale in modo consapevole e strategico.
Pierluigi, partiamo da una provocazione. L’IA é una tecnologia che sta cambiando tutto, ma voi avete fatto una scelta particolare: inserire l’intelligenza artificiale non nella tecnologia, ma accanto alle risorse umane nei fattori abilitanti. Perché?
Perché l’IA non è solo una tecnologia, è un nuovo tipo di risorsa disponibile al lavoro con capacità simili ma non uguali agli umani. Quando Moderna ha deciso di fondere il dipartimento HR con l’IT, non stava solo ottimizzando processi. Stava riconoscendo una verità: le competenze del futuro nascono dall’ibridazione. Per questo quando scriviamo HR, adesso parliamo di “Hybrid Resources”, non più Human Resources. Fra pochi anni ogni azienda conterà nella sua forza lavoro più “AI agents” che lavoratori umani.

Concretamente, cosa significa?
Significa che il 73% dei CEO, secondo l’ultimo Global CEO Survey di PwC, considera l’upskilling in IA la priorità numero uno per il 2024. Ma non basta dare una spolverata di conoscenza alle persone sulla tecnologia. Si deve ripensare l’intera architettura organizzativa del lavoro. Moderna ha fuso HR e IT sotto un unico Chief People and Digital Technology Officer. Oggi è un’eccezione, ma potrebbe diventare la regola di domani quando capiremo che non puoi più separare la gestione delle persone dalla gestione degli algoritmi. I nostri Competence Center verticali – Strategy & Leadership, Digital Operational Excellence, Global Commerce & Omnichannel, Entrepreneurship & Corporate Innovation – guardano tutti a questa dimensione ibrida pur nella specificità dei singoli settori.

Ci faccia un esempio pratico di questa ibridazione.
Prendiamo il nostro centro Strategy & Leadership. I leader oggi si pongono domande fondamentali: “Come deve cambiare il mio modello di business quando l’AI può generare prodotti personalizzati in tempo reale? Come ridisegno i miei processi operativi se un algoritmo può ottimizzare la supply chain meglio di un team di esperti? Quali servizi devo creare quando i miei clienti dialogano con AI agents?” Ma c’è una domanda ancora più profonda: “Come evolve la mia leadership quando devo guidare un’organizzazione dove l’evoluzione viaggia a velocità esponenziali con una forza lavoro ibrida?”
Noi stiamo studiando il leader del futuro, che non comanda più processi lineari, ma orchestra ecosistemi ibridi dove umani e AI collaborano. McKinsey stima che l’AI generativa possa aggiungere tra i 2.6 e i 4.4 trilioni di dollari di valore annuale all’economia globale. Ma la differenza la fa chi sa rispondere a queste domande orchestrando questa tecnologia con la visione umana, l’intuito, la capacità di costruire fiducia e reinventare la propria value proposition in un mondo di cambiamenti esponenziali.
E nell’operatività quotidiana?
Nel Centro di Digital Operational Excellence stiamo studiando l’arrivo dell’era delle “Autonomous Operations” e qui dobbiamo ribaltare completamente il nostro mindset. Non è più “Dove posso usare l’IA?”, ma “Dove NON posso usarla?”, dando per scontato che l’IA sarà ovunque la prima scelta e identificando i pochi punti dove l’intervento umano rimane insostituibile. Siemens ha fabbriche dove l’IA prende il 78% delle decisioni operative in tempo reale. Revolut ha bloccato truffe per oltre 550 milioni di euro, prendendo decisioni di sicurezza in millisecondi. L’inversione della prova cambia tutto: invece di cercare applicazioni, cerchi eccezioni.
Quindi l’AI al timone delle decisioni?
In un mondo dominato dai dati è inevitabile, ma con una governance umana invisibile e potentissima. Nel nostro centro di competenza studiamo quello che chiamiamo “Decision Architecture” – l’IA ottimizza, ma l’uomo architetta i criteri di ottimizzazione usando dati e intuizione. Revolut ha ridotto le perdite da frodi del 30% proprio perché i loro algoritmi sanno quando “rompere l’incantesimo” del truffatore e passare il controllo a un esperto umano. Netflix usa algoritmi per decidere quali contenuti produrre – investimenti da 15 miliardi l’anno – ma i valori che guidano quegli algoritmi li definiscono team umani che pensano cultura, società, futuro.
E nel commercio? Come cambia quando anche i consumatori diventano “AI agents”?
Ecco la frontiera più affascinante. Nel nostro Global Commerce & Omnichannel stiamo simulando mercati “AI-to-AI”. Immagini: l’IA di Tesla che negozia direttamente con l’IA di un fornitore di batterie, ottimizzando prezzo, sostenibilità e performance in millisecondi. Ma chi ha programmato quei parametri di negoziazione? L’umano. Il marketing del futuro non sarà più persuasione, sarà “Algorithm Seduction” – rendere i tuoi algoritmi più attraenti per gli algoritmi altrui.

Cosa significa questo per i professionisti?
Che dobbiamo formare “Algorithm Whisperers” – persone che sanno programmare desideri negli algoritmi, che capiscono come un’IA prende decisioni d’acquisto per un’altra IA. Walmart già usa IA che acquista automaticamente da fornitori che hanno IA di vendita. Il 23% del B2B sarà completamente automatizzato entro il 2027, secondo Gartner, e io penso sia anche una stima al ribasso. Ma dietro ogni transazione automatica c’è una strategia umana che ha definito cosa significa “valore”.
Come si forma questa nuova generazione ibrida?
Con progetti reali, non solo presentazioni. Ma qui devo essere diretto: in Italia abbiamo un’urgenza. Solo l’8% delle nostre imprese ha integrato l’IA nelle operazioni, contro una media europea che supera il 20%. Su scala globale invece apprendiamo che il 90% dei progetti di innovazione aziendale fallisce. Non per mancanza di idee, ma perché nascono già obsoleti in un mondo che cambia a velocità esponenziale. Mentre le aziende investono milioni in “innovation labs” che producono prototipi mai scalati, le startup ibride – quelle che nascono già orchestrando umani e AI – raccolgono capitali record. Il nostro centro Entrepreneurship & Corporate Innovation non forma innovatori tradizionali ma “Innovation Orchestrators” – professionisti che sanno quando l’AI può accelerare l’innovazione e quando l’intelligenza umana è insostituibile. Contiamo molto su questo centro per colmare questo gap competitivo.
Qual è la competenza più richiesta oggi?
La traduzione! No, non intendo lingue, intendo la capacità di tradurre tra mondo umano e mondo digitale. Se sommiamo il 90% di fallimenti su innovazione al 67% delle aziende Fortune 500 sta cercando “AI translators” – persone che sanno far dialogare algoritmi e strategia, dati e visione, efficienza e creatività, abbiamo subito un quadro ben chiaro del tipo di competenze che mancano. Cosa succede fra due anni quando ci saranno più “agenti AI” che lavoratori umani in forza all’azienda? È questo il cuore della trasformazione da HR a Hybrid Resources. È questo il cuore della nostra missione.
Qual è la sua visione sul futuro dell’intelligenza artificiale oltre gli LLM attuali?
Concordo pienamente con Yann LeCun: i limiti di comprensione degli attuali Large Language Models saranno superati da sistemi che comprendono l’ambiente e le regole fisiche come noi umani. I World Models rappresentano la promessa più concreta – AI che non solo processano testo, ma sviluppano modelli interni del mondo reale, capaci di ragionare, pianificare e interagire con l’ambiente fisico. Questo cambierà tutto. La prossima rivoluzione non sarà più linguistica, sarà percettiva e spaziale.

La domanda delle cento pistole: una previsione per i prossimi cinque anni?
Entro il 2030, non esisteranno più ruoli puramente umani o puramente tecnologici. Ogni competenza sarà ibrida. Ci crediamo al punto che la nostra Business School non sta solo preparando professionisti per questo futuro, lo sta creando grazie ai Centri di Competenza. Perché il futuro non si predice, si progetta. E si progetta insieme: umani e IA, in simbiosi perfetta.
